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Galleria di riferimento:
A MILANO:
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A ROMA:
Galleria La Nica
www.gallerialanica.it

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E' IN CORSO IL LAVORO DI ARCHIVIAZIONE DELLE OPERE PER LA REALIZZAZIONE DEL CATALOGO RAGIONATO

ARCHIVIO PICENNI presso la PoliArt Contemporary di Milano
a cura di Leonardo Conti

Per qualsiasi informazione scrivere a info@galleriapoliart.com


MuSa
Museo di Salò

FERNANDO PICENNI
La luce segreta della pittura

Opere su carta


28 giugno – 22 settembre 2025

a cura di
Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti

opening sabato 28 giugno alle ore 17.30


Al Museo MuSa di Salò inaugura la mostra Fernando Picenni. La luce segreta della pittura, incentrata sull’intensissima ricerca su carta dell’artista bergamasco (classe 1929). In una selezione di ventidue opere, l’esposizione evidenzia come le opere su carta rappresentino, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso, una svolta decisiva nell’intero percorso creativo del maestro, anche per ciò che riguarda il suo bisogno di un ripensamento tecnico, per realizzare una pittura in grado di raggiungere una potente emozione poetica, in cui possano confluire l’arte e la vita.

Giunto nella Milano del bar Jamaica sul declinare degli anni cinquanta, Picenni strinse amicizia proprio con alcuni di quei giovani artisti, come Dadamaino, Piero Manzoni, Tancredi Parmeggiani, Enrico Castellani e Gianfranco Ferroni, che, seppur secondo diversissime declinazioni, sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.

E Picenni, convinto della fine dell’ormai esanime stagione informale, nel 1959 dipinge “cadute”, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. I suoi spazi poetici, potentemente pittorici, captano l’attenzione e la stima di Lucio Fontana, che acquista tre opere del giovane artista alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961. Del resto, la natura profondamente poetica di Picenni, lo pone da subito alla ricerca di un modo nuovo di vivere le forme, i colori, le luci, gli spazi, anche in un profondo rinnovamento delle tecniche pittoriche, facendone un ardito sperimentatore.

E sarà proprio alla metà degli anni ‘80, che Picenni realizzerà, per la prima volta su carta, una tecnica originalissima, in cui appare il suo inconfondibile e profondissimo stile poetico, caratterizzato da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare, in un quasi pulviscolo gravitazionale di colore, prodigiosi e profondissimi campi spaziali, animati da una luce segreta.

Quella prima folgorante intuizione di Lucio Fontana, che aveva riconosciuto in Picenni un’anima spazialista, trova conferma in questa pittura, che apre indefinite profondità dentro le opere, ma anche fuori di esse, nello spazio della vita.

Le opere di Picenni sono, infatti, veri e propri spazi emozionali, lirici, il cui primo motore è la fantasia, restituita al nobilissimo ruolo poetico d’inventare immagini complesse, spesso slegate dalla realtà, eppure di quella stessa realtà folgoranti segreti. Quella del maestro è una fantasia potentissima, sorgiva, in cui non cessano di generarsi, da decenni, originalissime forme, sempre vibranti e immerse nell’alveo di una spaziale morbidezza luminosa.

Al MuSa di Salò, con la curatela di Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti, sarà possibile addentrarsi in una mostra in cui ogni opera è come una scena, in cui le forme appaiono, dialogano tra loro e, quasi dissolvendosi, si approssimano agli sterminati spazi timbrici cui appartengono, dando alla pittura una struggente intensità poetica.


Completa la mostra un catalogo a cura di Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti per le Edizioni PoliArt, 2025.

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DAl 6 OTTOBRE al 12 NOVEMBRE 2022 (conclusa).
alla PoliArt Contemporary di Milano
e alla Galleria La Nica di Roma

la mostra

LUIGI BOILLE | FERNANDO PICENNI
L'ESISTENZA NELLA PITTURA


a cura di Leonardo Conti
e Maria VIttoria Marchetta

E' disponibile il catalogo della mostra

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LUIGI BOILLE | FERNANDO PICENNI
L'esistenza nella pittura

a cura di Leonardo Conti e Maria Vittoria Marchetta
con anche un testo di Sara Bastianini

PoliArt e Eclipse Arte Edizioni
in collaborazione con la Galleria La Nica di Roma.

Per la prima volta è pubblicata un'ampia selezione del recente ciclo delle COLORVIVE di Picenni.


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è il SECONDO appuntamento di questa mostra che ha riscosso un grande successo a Roma alla Galleria La Nica (conclusa il 16 luglio).

Sono più di venti le opere scelte, in cui emerge un rapporto totalizzante con la pittura, divenuta indistinguibile dalla vita.

“Entrambi appartenenti alla generazione degli anni venti del Novecento, Luigi Boille (1926-2015) e Fernando Picenni (1929) si sono trovati immersi nella grande stagione dell’informale europeo.

Boille, deciso subito il proprio destino (diplomato all’Accademia di Belle Arti nel ’49 e laureato in Architetture nel ’50), giunge a Parigi nei primi anni cinquanta, accolto nella cerchia degli artisti di Michel Tapiè, celebre teorico dell’Art autre. Picenni, orfano e poverissimo, approda alla pittura un po’ più tardi e, nella Milano del bar Jamaica, alla fine degli anni cinquanta, solidarizza con quegli artisti che più sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.

L’inconfondibile segno di Boille è una scrittura interiore che, apparentemente imprigionata nella materia, emancipa quella stessa materia dall’indifferenziato, plasmandola in uno stile. E lo stile di Boille è proprio l’urgenza esistenziale di passare dalla potenza del caos, all’altra potenza che è l’atto infinitesimo della scelta, del proprio segno. La ricerca dell’artista parte così, dalla dimensione illimitata dell’horror vacui, affinché la sua scrittura possa entrare, attraverso il tempo che ne definisce il dipanarsi, nelle maglie del caos. Per questo le sue opere degli anni cinquanta e sessanta sono così dense eppure narrative, come è narrativa una pagina del Finnegan’s Wake di Joyce, affacciata sulla soglia dell’indicibile.

Picenni, negli anni sessanta, convinto della tetraggine sorda e ormai esanime della stagione informale, dipinge cadute nella materia, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. Sono già idee di un inedito spazio lirico potentemente pittorico, che captano l’attenzione di Lucio Fontana, pronto a incoraggiare il giovane artista, comprando tre opere alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961.

Il percorso di Boille lo condurrà, negli anni, a una progressiva rarefazione della materia, per isolare sempre di più il suo gesto calligrafico, caricandolo di una portata esistenziale in grado di librarsi in uno spazio tendente ad espandersi oltre i limiti della tela. Quello di Boille si mostra così come il percorso di un grande poeta che, partito col suo segno da un magmatico caos, conquista la dimensione lirica della parola in grado di far risuonare il silenzio. L’ultimo segno, quello che resta, diviene la traccia esistenziale dell’artista, carica dello spessore di un’intera ricerca. Lo stesso Boille diceva: “La matrice del mio lavoro è il segno, segno che può moltiplicarsi all’infinito, oppure essere isolato, fluttuare nello spazio”.

Anche la vicenda di Fernando Picenni ha una natura potentemente lirica. Dopo una breve parentesi di pittura geometrica, per un lustro, alla fine degli anni settanta, completa il ciclo delle monumentali Costruzioni in legno dipinto, anticipando ciò che in seguito verrà genericamente definito, nel lessico dell’arte contemporanea, “installazione”. Il ritorno all’esclusiva ricerca pittorica, porterà Picenni alla definizione di una inedita tecnica, caratterizzata da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare prodigiosi campi spaziali dai colori rutilanti. L’invenzione sorgiva, poi, di originalissime forme, che si dispongono dialogando negli sterminati spazi timbrici, danno alla pittura dell’artista una struggente intensità poetica”. LC


FERNANDO PICENNI - NOTA Biografica
(a cura dell'Archivio Picenni)
Diritti riservati. Scrivere a info@galleriapoliart.com per richiedere l'autorizzazione alla riproduzione.

E' nato a Bergamo nel 1929.
I primi approcci con la creatività sono poetici: non ancora ventenne una sua poesia intitolata Il male è pubblicata sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”. Da allora, del resto, l’artista non cesserà mai di scrivere versi, spesso dialoganti con le sue opere pittoriche, che da quelle poesie attingeranno titoli sognanti. Comincia a dipingere giovanissimo, affascinato dalle forme naturali (“Avevo un vivo desiderio di tentare in pittura la traduzione cromatica dell’emozione poetica. Erano prove libere, subito avviate a cercare segni e immagini di abbandono lirico”)...


continua...
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