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Sito ufficiale di Fernando Picenni
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Galleria di riferimento:
A MILANO:
PoliArt Contemporary
www.galleriapoliart.com
A ROMA:
Galleria La Nica
www.gallerialanica.it

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E' IN CORSO IL LAVORO DI ARCHIVIAZIONE DELLE OPERE PER LA REALIZZAZIONE DEL CATALOGO RAGIONATO


ARCHIVIO PICENNI presso la PoliArt Contemporary di Milano
a cura di Leonardo Conti

Per qualsiasi informazione scrivere a info@galleriapoliart.com

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E' uscito il nuovo catalogo della mostra

LUIGI BOILLE | FERNANDO PICENNI
L'esistenza nella pittura

a cura di Leonardo Conti e Maria Vittoria Marchetta
con anche un testo di Sara Bastianini

PoliArt e Eclipse Arte Edizioni
in collaborazione con la Galleria La Nica di Roma.

Per la prima volta è pubblicata un'ampia selezione del recente ciclo delle COLORVIVE di Picenni.


DAl 6 OTTOBRE al 12 NOVEMBRE
alla PoliArt Contemporary di Milano, la mostra

LUIGI BOILLE | FERNANDO PICENNI
L'ESISTENZA NELLA PITTURA

a cura di Leonardo Conti
e Maria VIttoria Marchetta

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è il SECONDO appuntamento di questa mostra che ha riscosso un grande successo a Roma alla Galleria La Nica (conclusa il 16 luglio).

Sono più di venti le opere scelte, in cui emerge un rapporto totalizzante con la pittura, divenuta indistinguibile dalla vita.

“Entrambi appartenenti alla generazione degli anni venti del Novecento, Luigi Boille (1926-2015) e Fernando Picenni (1929) si sono trovati immersi nella grande stagione dell’informale europeo.

Boille, deciso subito il proprio destino (diplomato all’Accademia di Belle Arti nel ’49 e laureato in Architetture nel ’50), giunge a Parigi nei primi anni cinquanta, accolto nella cerchia degli artisti di Michel Tapiè, celebre teorico dell’Art autre. Picenni, orfano e poverissimo, approda alla pittura un po’ più tardi e, nella Milano del bar Jamaica, alla fine degli anni cinquanta, solidarizza con quegli artisti che più sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.

L’inconfondibile segno di Boille è una scrittura interiore che, apparentemente imprigionata nella materia, emancipa quella stessa materia dall’indifferenziato, plasmandola in uno stile. E lo stile di Boille è proprio l’urgenza esistenziale di passare dalla potenza del caos, all’altra potenza che è l’atto infinitesimo della scelta, del proprio segno. La ricerca dell’artista parte così, dalla dimensione illimitata dell’horror vacui, affinché la sua scrittura possa entrare, attraverso il tempo che ne definisce il dipanarsi, nelle maglie del caos. Per questo le sue opere degli anni cinquanta e sessanta sono così dense eppure narrative, come è narrativa una pagina del Finnegan’s Wake di Joyce, affacciata sulla soglia dell’indicibile.

Picenni, negli anni sessanta, convinto della tetraggine sorda e ormai esanime della stagione informale, dipinge cadute nella materia, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. Sono già idee di un inedito spazio lirico potentemente pittorico, che captano l’attenzione di Lucio Fontana, pronto a incoraggiare il giovane artista, comprando tre opere alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961.

Il percorso di Boille lo condurrà, negli anni, a una progressiva rarefazione della materia, per isolare sempre di più il suo gesto calligrafico, caricandolo di una portata esistenziale in grado di librarsi in uno spazio tendente ad espandersi oltre i limiti della tela. Quello di Boille si mostra così come il percorso di un grande poeta che, partito col suo segno da un magmatico caos, conquista la dimensione lirica della parola in grado di far risuonare il silenzio. L’ultimo segno, quello che resta, diviene la traccia esistenziale dell’artista, carica dello spessore di un’intera ricerca. Lo stesso Boille diceva: “La matrice del mio lavoro è il segno, segno che può moltiplicarsi all’infinito, oppure essere isolato, fluttuare nello spazio”.

Anche la vicenda di Fernando Picenni ha una natura potentemente lirica. Dopo una breve parentesi di pittura geometrica, per un lustro, alla fine degli anni settanta, completa il ciclo delle monumentali Costruzioni in legno dipinto, anticipando ciò che in seguito verrà genericamente definito, nel lessico dell’arte contemporanea, “installazione”. Il ritorno all’esclusiva ricerca pittorica, porterà Picenni alla definizione di una inedita tecnica, caratterizzata da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare prodigiosi campi spaziali dai colori rutilanti. L’invenzione sorgiva, poi, di originalissime forme, che si dispongono dialogando negli sterminati spazi timbrici, danno alla pittura dell’artista una struggente intensità poetica”. LC


FERNANDO PICENNI - NOTA Biografica
(a cura dell'Archivio Picenni)
Diritti riservati. Scrivere a info@galleriapoliart.com per richiedere l'autorizzazione alla riproduzione.

E' nato a Bergamo nel 1929.
I primi approcci con la creatività sono poetici: non ancora ventenne una sua poesia intitolata Il male è pubblicata sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”. Da allora, del resto, l’artista non cesserà mai di scrivere versi, spesso dialoganti con le sue opere pittoriche, che da quelle poesie attingeranno titoli sognanti. Comincia a dipingere giovanissimo, affascinato dalle forme naturali (“Avevo un vivo desiderio di tentare in pittura la traduzione cromatica dell’emozione poetica. Erano prove libere, subito avviate a cercare segni e immagini di abbandono lirico”)...


continua...
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